La lezione è dedicata all’abbandono dell’ideale emancipativo di Condorcet e all’affermazione della filantropia compassionevole dei romantici, in un percorso che va dalla comprensione del ruolo dell’istruzione e della cultura nella formazione umana nel preromantico Herder, alla scoperta del ruolo del gioco nello sviluppo psicofisico del bambino di Fröbel, fino alla sintesi critica di Herbart.
In questo quadro, il punto d’arrivo dell’evoluzione delle idee educative è rappresentato da una pedagogia che di fronte al disastro umano dell’industrializzazione e della guerra, tende la mano agli orfani e ai figli dei miserabili per offrire loro non più il diritto al pieno sviluppo della loro personalità (Condorcet) o la piena umanizzazione (Kant), cioè l’acquisizione di strumenti di comprensione di sé e del mondo, ma qualche abilità da offrire a una società diseguale perché possano essere inclusi.
E’ il momento in cui si comprende che per intervenire sul mare di sofferenza generato dall’oppressione sociale della “grande accumulazione”, occorre essere realisti ed “insegnare ai poveri ad essere poveri”.
Il concetto di emancipazione dall’ignoranza e dalla miseria è, quindi, sostituito da quello di inclusione che ora entra nella scuola e nella didattica per restarci fino ad oggi.
Sarà Pestalozzi a insegnare loro un lavoro e ad amarli cristianamente, dismettendo l’ideale di renderli uguali.
È alla luce di questa svolta ottocentesca che mescola educazione e lavoro, impegnandosi per definire il ruolo di chi ha meno nella società moderna che dovremmo leggere anche le innovazioni introdotte nei decenni scorsi nella scuola italiana, dai pesanti sfrondamenti all’istruzione impartita negli Istituti Professionali, all’introduzione dell’Alternanza scuola-lavoro e alle ore di Orientamento e PCTO.
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Indice
1.Herder e la formazione umanistica 2.Pestalozzi e l’educazione popolare
2.1Neuhof: istruzione, lavoro e riscatto sociale 2.2 L’esperienza di Stans: istruzione, lavoro ed educazione integrale 2.3 L’elaborazione della didattica a Burgdorf e Yverdon
3.Fröbel
3.1La filosofia frobeliana dell’educazione 3.2 La prima infanzia: il momento dell’espressività ludico-estetica 3.3 La seconda infanzia: il momento dell’apprendimento
4.Herbart e la pedagogia come scienza
1. Herder, la formazione umanistica
Johann Gottfried Herder (1744 – 1803)
La pedagogia di Johann Gottfried Herder media temi illuministici con quelli preromantici e si sviluppa essenzialmente come una critica del sistema tradizionale – che considera intellettualistico e pedante, al quale il filosofo oppone la riscoperta della cultura umanistica e, rousseauianamente, della dimensione emotiva dell’individuo.
Leggere Solone è fondamentale per capire il processo di democratizzazione e di laicizzazione in opera già nella società greca alle origini della civiltà occidentale.
Solone (638 – 558 a.C.)
In Atene divina, alla lor patria, io molti ricondussi, che stati erano venduti illegalmente, alcuni a termine di legge, ed altri ancora che esuli erano andati per fuggire i debiti, e per il lungo errar, neppur parlavano più l’attico idioma; ed altri ancora a sconcia servitù qui soggetti, che tremavano al cenno dei padroni, io resi liberi. Forza unendo e Giustizia, in equa tempera, col potere delle leggi seppi compiere le mie promesse, e per i grandi e per gli umili leggi ho sancite con giustizia equanime.
A Condorcet (Jean-Antoine de Caritat, marchese di Condorcet) si deve la teoria più completa della scuola repubblicana che il filosofo sviluppa in due testi capitali: i Cinq mémoires sur l’instruction publique, pubblicato nel 1791, e il Rapport sur l’instruction publique, del 1792.
Nelle Cinque memorie, per la prima volta l’idea filosofica dell’istituzione scolastica è pensata nella sua complessità e in rapporto con la sovranità popolare,cioè con l’idea che l’istruzione (pubblica statale) sia l’unico strumento capace di rendere effettivo l’esercizio dei diritti di libertà ed eguaglianza.
Proteggere i saperi da ogni potere, vedere in ogni allievo un titolare di diritti, difendere l’istruzione pubblica dagli interessi particolari e dall’utilità immediata, sono gli altri temi cruciali di quest’opera. Condorcet pensa che istruire non significhi né informare, né conformare, quanto costruire un’educazione nazionale, cioè creare le condizioni per il progresso e il benessere del popolo francese e di ogni altro popolo libero.
Di seguito la traduzione della Prima memoria condotta da Mauro Poggi e me sulla versione digitale dell’opera curata dall’Università del Québec (Uqac). E’ lasciato in azzurro il testo in lingua originale delle altre quattro memorie e del Rapport sur l’instruction publique.
Cinque memorie sull’istruzione pubblica
Prima memoria: Natura e oggetto dell’istruzione pubblica
I. La società deve al popolo un’istruzione pubblica II. La società deve anche un’istruzione pubblica relativa alle diverse professioni III. La società deve ancora l’istruzione pubblica come strumento di perfezionamento della specie umana IV. Motivi per stabilire più livelli nell’istruzione comune V. L’educazione pubblica deve legarsi all’istruzione VI. E’ necessario che le donne condividano l’istruzione data agli uomini
Seconda Memoria: Dell’istruzione comune per i bambini
I. Primo grado di istruzione comune II. Studi del primo anno III. Dei maestri
Il pensiero pedagogico dell’Illuminismo francese si sviluppa nel quarto di secolo che intercorre tra la cacciata dei Gesuiti da Parigi (1762) e la Rivoluzione (1789).
Dopo il 1791, il punto di riferimento obbligato del dibattito politico sull’educazione è l’articolo della Costituzione che impegna la repubblica a creare «un’istruzione pubblica, comune a tutti i cittadini, gratuita nelle parti indispensabili a tutti gli uomini».
La focalizzazione sull’istruzione popolare riflette la generale convinzione che l’istruzione rappresenti il più potente strumento di cambiamento sociale e politico e che ogni cambiamento non accompagnato dall’istruzione popolare sarebbe stato effimero.
Nell’eredità di questo dibattito possono essere rintracciate le origini della modernità politica e della scuola repubblicana.
Indice
1.Il dibattito prerivoluzionario e la riflessione illuminista sul sapere e sulla scuola
1.1 Il contributo del sensismo
1.2 Lo scioglimento dell’ordine gesuita e la riforma della scuola nazionale 1.3 De La Chalotais e Rolland d’Erceville: un’istruzione laica, statale e per l’élite 1.4 Hélvetius: l’educazione per il raggiungimento della felicità 1.5Voltaire: il sapere come esercizio della critica 1.5 Diderot e D’Alembert: la raccolta e la diffusione di un sapere utile all’uomo
2.Rivoluzione ed educazione
2.1Condorcet: l’istruzione come strumento di realizzazione dell’eguaglianza 2.2 Le proposte sulla scuola della Convenzione
Critico della politica e della vita associata, Rousseau ha condotto una riflessione globale sui problemi della vita civile, dedicando gli sforzi più significativi alla costruzione degli strumenti politici ed educativi per modificare tale realtà.
Indice
1. I temi antiilluministi del Discorso sulle scienze e sulle arti
2. La critica della civiltà del Discorso sull’origine della diseguaglianza
2.1 La diseguaglianza è contraria alla legge di natura 2.2La contestazione delle visioni dello stato di natura di Locke e Hobbes
2.2.1Lo stato di natura in Locke 2.2.2Lo stato di natura in Hobbes 2.2.3 Lo stato pre-civile secondo Rousseau
3. L’Emilio
3.1 Libri I. L’infanzia e l’educazione negativa 3.2 Libro II. La fanciullezza e l’educazione positiva
3.2.1 L’autoregolarsi della libertà: dipendenza dalle cose e dipendenza dagli uomini 3.2.2 Contro Locke: l’illusione del ragionare coi fanciulli 3.2.3 L’esempio del maestro 3.2.4L’apprendimento della lettura
3.3Libro III. L’educazione dai dodici ai quindici anni
3.3.1 La nobiltà del lavoro manuale
3.4 Libro IV. L’adolescenza e l’educazione alla socialità 3.5 Libro V. La giovinezza
Considera tutto ciò e porgi ascolto al diritto,
dimentica ogni violenza.
Ché tale è il costume che Zeus ha prescritto agli uomini:
i pesci e le fiere e gli uccelli alati si divoreranno fra loro, poiché non v’è tra loro diritto.
Ma agli uomini diede egli il diritto, sommo tra i beni.
Le opere e i giorni (Erga kài hemérai), vv. 274-278
Indice
1. La virtù popolare e il rovesciamento dell’aretè omerica 2. Il protagonismo del demos ionico 3. Le Opere e i giorni: la virtù del lavoro contro la hybris 4. L’ordine divino e l’intervento degli dèi nelle cose umane 5. La virtù del demos è la virtù dell’umanità
Placido Rizzotto era un giovane contadino che dopo aver visto la seconda guerra mondiale e aver combattuto la guerra partigiana, si era messo alla testa delle rivolte contadine per l’occupazione delle terre incolte a Corleone, in Sicilia.
Placido combatteva contro l’ingiustizia millenaria dei feudatari e dei loro squadristi che ogni mattina, sulla piazza del paese, chiamavano i lavoratori a giornata ad uno ad uno, escludendo quelli che avevano alzato la testa e non avevano mostrato rispetto.
Portato via sulla piazza del paese il 10 marzo 1948, senza che nessuno osasse uscire a difenderlo, fu gettato, forse ancora vivo, in un dirupo inaccessibile a Roccabusambra, poco fuori Corleone.
Aveva appena tenuto un discorso memorabile alla Camera del Lavoro, nel quale aveva spiegato ai braccianti che lo ascoltavano che il nemico da combattere non erano il padrone o la mafia, ma la paura e l’ignoranza che cementano un potere ingiusto.
Quando le sue ossa sono state ritrovate, 64 anni dopo la sua scomparsa, il 9 marzo 2012, avevo la radio accesa e scrivevo il testo di una lezione introduttiva su Platone.
Sentendo leggere passi del suo ultimo discorso, mi sono accorta che Placido aveva capito, senza aver mai letto un dialogo platonico, il problema di “pensare la città giusta” e usava proprio le stesse parole di quell’uomo vissuto duemilacinquecento anni prima, per spiegare ai suoi compagni che l’ignoranza e la paura sono ciò che tiene in piedi l’ingiustizia.
Per questo la lezione introduttiva su Platone contiene un frammento di quel discorso [dal minuto 3:34]:
Nel video seguente, la sua storia raccontata da Pippo Fava nell’ultima intervista rilasciata prima di essere, a sua volta, ucciso [la versione integrale qui e qui].
Nell’ideale educativo di Sparta, il cui momento di maggior splendore si colloca tra VII e VI secolo a.C., in un’epoca di poco successiva alla stesura dei poemi omerici, si coglie un’eco dell’areté eroico, ma con la fondamentale differenza che l’atto eroico non indica più l’abilità e il coraggio del singolo guerriero e non ha più come fine la gloria individuale, ma la difesa e il potenziamento della polis.
Il testo della lezione è ricavato dai classici Jaeger e Marrou.
Dal punto di vista pedagogico, il ‘700 è il secolo dei grandi riformatori di sistemi scolastici e di tre grandi filosofi dell’educazione: Locke, Rousseau e Kant.
Il primo ad intervenire è John Locke, i cui Pensieri sull’educazione sono uno dei testi pedagogici più letti e dibattuti tra ‘700 e ‘800.
In questo lavoro, nato dalla richiesta di consigli per l’educazione di suo figlio da parte di Lord Edward Clarke of Chipley, Locke delinea – in 217 lettere – il nuovo modello formativo della classe dirigente sulla base delle necessità sociali dell’élite dell’epoca.
È il manifesto dell’individualismo liberale e dell’educazione borghese.
L’educazione del gentleman ha come rovescio quella dei ragazzi di estrazione popolare: semplice misura correzionale di avviamento al lavoro coatto attuata un secolo dopo la morte del filosofo.
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1. Lo scenario storico 2. I Pensieri sull’educazione: spirito critico e libertà
2.1 L’educazione del gentleman:open education, tra autorità e libertà 2.2L’educazione popolare: ortopedia lavorativa e scolarizzazione generalizzata nelle working school
Erudito di fama internazionale, linguista ed esponente della comunità protestante dei Fratelli Boemi, Jan Amos Komensky (1592-1670) è l’ultimo erede dell’umanesimo e della riforma protestante e il primo pedagogista moderno.
Nel suo pensiero, riforma politica e riforma dell’educazione non possono essere separati e il diritto dei poveri e delle donne a sviluppare pienamente la propria personalità attraverso l’istruzione è ricavato direttamente dalla natura spirituale di un’umanità fatta «a immagine e somiglianza di Dio» (Genesi).
Enorme è quindi la distanza di Comenio dalla prima teorizzazione del diritto dei poveri alla scuola che Lutero concepiva semplicemente come via per la salvezza dell’anima (1517), ma anche da quella posteriore di Condorcet per il quale «la società deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» (1791).
Comenio resta, infatti, ancorato alla visione premoderna di un ordine armonico di diritto divino nel quale si legittimano le diseguaglianze tra gli uomini e in cui i poveri, una volta istruiti «saprebbero ben restare al loro posto».
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1. Pampedia: riforma religiosa e riforma sociale 2.Il disegno di rinnovamento sociale dei Fratelli Boemi 3.L’umanità decaduta e la via della salvezza da operare «coi nostri mezzi» 4.Pansophia: insegnare tutto a tutti 5. Il metodo: la Didactica magna 6. Per una didattica conforme alla natura 7. Educazione ed emancipazione umana
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